La fibromialgia è una malattia complessa ancora poco capite. Le terapie usate sono ancora poche e danno scarsi risultati. Gli studi scientifici si stanno concentrando sui meccanismi fisiopatologici cerebrali e sull’identificazione di nuovi agenti farmacologici in grado di dare sollievo ai pazienti, in particolare i cannabinoidi.
La fibromialgia è un disturbo caratterizzato da dolore cronico generalizzato, associata a una varietà di disturbi somatici e psicologici, tra cui affaticamento, disturbi del sonno, rigidità, ansia e disfunzione cognitiva. Nella sindrome risulta alterata la connettività tra aree le cerebrali coinvolte nell’elaborazione del dolore, vigilanza e cognizione, il che rende complessa la sua terapia farmacologica.
Un’ area finora ancora poco studiata ma che sembrerebbe avere grandi potenzialità per il trattamento della fibromialgia è il sistema endocannabinoide, con tutte le sue diverse ramificazioni. “Una volta che inizieremo a comprendere l’impatto di questi agenti sui modelli di connettività neuronale, avremo davvero aperto la strada per un utilizzo razionale dei cannabinoidi per il trattamento della fibromialgia”, hanno scritto degli scienziati. “Lo sviluppo clinico di farmaci di alta qualità basati su quantità misurate di agenti cannabinoidi come il THC e il CBD, così come una maggiore familiarità da parte dei medici con queste sostanze, sono essenziali per i futuri progressi in questo settore”.
“Risulta essere sempre importante affermare che la gestione della fibromialgia non riguarda solo la terapia farmacologica. Come molti pazienti e medici hanno compreso, e come riportato nelle linee guida attuali, il trattamento della fibromialgia molto probabilmente continuerà a combinare la farmacoterapia con approcci non farmacologici, che vanno dall’esercizio al neurofeedback” hanno concluso i ricercatori.