Il recente decreto del Ministero della Salute, che messo l’olio CBD all’interno del testo unico degli stupefacenti, ha fatto scatenare le prime reazioni. Infatti Federcanapa, insieme alla EIHA, associazione europea di riferimento, ha deciso di impugnare lo stesso decreto.
Secondo l’associazione taledecreto: “ha determinato di fatto l’illiceità di tutti gli estratti di cannabis, col rischio di compromettere anche quelli per le destinazioni ammesse dalla legge sulla canapa industriale”.
“Tale provvedimento, infatti, se da un lato riconosce le innegabili proprietà farmacologiche delle preparazioni contenenti cannabidiolo (CBD) e rappresenta una logica conseguenza dell’immissione in commercio dell’Epidiolex (farmaco a base di CBD), dall’altro include tutti gli estratti di canapa nella nozione di “stupefacenti” a prescindere da ogni basilare distinzione tra canapa industriale e canapa stupefacente in base al contenuto del principio attivo THC che, come noto, risulta l’unico principio attivo della cannabis in grado, oltre una certa soglia, di produrre efficacia drogante” sottolineano infatti da Federcanapa.
Inoltre, concludono, “la posizione del Ministero è in antitesi con le decisioni assunte dalle analoghe autorità tedesche, inglesi e francesi, che hanno escluso l’assoggettabilità dell’Epidiolex tra gli stupefacenti, ed è in contrasto con la normativa comunitaria in materia di organizzazione del mercato comune e di antitrust”.
Scopo fondamentale dell’impugnazione è quello di dimostrare la distinzione fondamentale che c’è tra canapa industriale e cannabis stupefacente. L’EIHA partecipa come ricorrente proprio per sottolineare il contrasto con la norma comunitaria. Lo scopo in prima battuta è quello di ottenere una sospensiva del decreto, che in genere viene fissata dopo 20 giorni dal deposito. Se invece il Tar dovesse rigettare la sospensiva il ricorso andrebbe avanti ma la risposta arriverebbe tra un anno o due.