Nel 2018 a Marsiglia due imprenditori furono condannati a 15 e 18 mesi di carcere, più una multa da 10mila euro, rei di aver messo in commercio una sigaretta elettronica a base di CBD.
Come conseguenza è poi arrivata, nel 2020, una sentenza della Corte di Giustizia Europea che sanciva: “Uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo legalmente prodotto in un altro Stato membro, qualora sia estratto dalla pianta di Cannabis sativa nella sua interezza e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi”.
Una sentenza che sembrava aver messo il punto finale alla discussione. Eppure non è così. I negozi che vendono CBD e cannabis light in Francia iniziano a svilupparsi proprio nel 2018, ed è da allora che, in un clima di incertezza giuridica, molti sono finiti sotto processo. Più o meno la stessa cosa che succede in Italia con la cannabis light: ci sono aziende che possono lavorare in tranquillità e altre, nelle zone in cui le procure hanno un atteggiamento più proibizionista, che subiscono processi, sequestri e tutto ciò che ne consegue.
La più alta corte di Francia, la Corte di Cassazione, doveva decidere la questione già nell’aprile 2019 in un caso riguardante due negozi di CBD chiusi nella Costa d’Oro. Ma per prudenza, i giudici hanno preferito aspettare la sentenza della Corte Europea, e la discussione, attesa da mesi davanti alla Corte, è arrivata ieri, con la sentenza che dovrebbe essere resa nota nei prossimi giorni.