Un recente studio dell’Università di Yale, pubblicato sulla rivista Nature, ha chiarito le basi fisiologiche della fame indotta dall’utilizzo di cannabis, svelando un meccanismo d’azione in qualche modo paradossale: a guidare l’aumento di appetito provocato dal Thc è un gruppo di neuroni che normalmente si occupa di suscitare il senso di sazietà al termine di un pasto.
Nello studio i ricercatori hanno analizzato il funzionamento di due gruppi di neuroni che svolgono un ruolo fondamentale nei processi di alimentazione: quelli che fanno parte del circuito dei recettori Cb1r, o cannabinoid receptor type 1, cellule di cui si conosce da tempo il ruolo svolto nel promuovere la fame e che vengono attivate dalla presenza di cannabinoidi, e i neuroni pro-opiomelanocortina, o Pomc, che hanno invece il compito di segnalare quando è il momento di smettere di mangiare, provocando la sensazione di sazietà.
Utilizzando dei topi da laboratorio, i ricercatori hanno stimolato i due gruppi di neuroni, per verificare se l’attivazione dei recettori Cb1r negli animali a stomaco pieno avrebbe provocato una diminuzione dell’attività dei neuroni Pomc, stimolando così la fame e inibendo il senso di sazietà: in modo inaspettato, i risultati dell’esperimento hanno dimostrato tutto il contrario, ovvero che attivando i recettori Cb1r aumenta l’attività delle cellule Pomc, eppure i topi iniziano a mangiare anche a stomaco pieno.
Approfondendo le loro analisi, i ricercatori sono riusciti a venire a capo del mistero. Quando vengono attivati normalmente i neuroni Pomc rilasciano due molecole: un ormone (chiamato α-Melanocyte-stimulating hormone) con effetto anoressizzante, che spinge cioè a smettere di mangiare, e un neurotrasmettitore chiamato beta endorfina, sostanza con proprietà analgesiche chè stimola una sensazione di benessere.
Quando i neuroni Pomc vengono però attivati dai cannabinoidi, la situazione è differente, ovvero rilasciano solamente una delle due sostanze: la beta endorfina. È per questo, spiegano i ricercatori, che quando sono attivati dalla cannabis i neuroni Pomc smettono di promuovere il senso di sazietà, non rilasciando più l’ormone che sopprime la fame.
La ricerca apre inoltre un nuovo scenario: queste cellule potrebbero essere una delle fonti principali della sensazione di benessere legata al consumo della cannabis, visto che rilasciano endorfine nel cervello. Una possibilità che i ricercatori vogliono ora indagare con una nuova serie di esperimenti.