Come ben sappiamo, della canapa non si butta nulla. Il suo uso a tutto tondo e, quindi, senza sprechi, nonché la sostenibilità delle sue colture, che necessitano di meno acqua e meno spazio rispetto a quelle tradizionali, la rendono un materiale eccezionale sotto tantissimi punti di vista, nonché adatta ai settori più disparati, come quello militare e della sicurezza pubblica e privata.
Se combinata con altri materiali, inoltre, si può rivelare un’efficace alternativa a materie prime diametralmente opposte, come l’acciaio, aprendo così le porte a interessanti utilizzi come quello legato al settore della sicurezza pubblica e privata.
Già nel 1941, infatti, Henry Ford presentò al pubblico un’automobile con parti create con un materiale composito molto simile alla plastica, leggero, economico, ma robusto, e realizzato con fibre di canapa. Per testarne la resistenza, Ford colpì il veicolo con un’ascia non causando danni. Da qui una considerazione vincente: il materiale avrebbe potuto essere usato anche per la protezione degli esseri umani e, in particolare, per la realizzazione di giubbotti antiproiettile
Solitamente questi sono rinforzati con acciaio o Kevlar, ovvero una fibra sintetica utilizzata anche negli aeroplani, risultano essere, quindi, pesanti, spessi e scomodi e, dunque, poco pratici soprattutto in caso di azioni rapide. Il Kevlar, inoltre, non è un materiale sostenibile e sicuro per l’ambiente o per l’uomo, perché per realizzarlo vengono usate sostanze pericolose, come l’acido solforico, per non parlare degli aspetti economici.
Per ovviare a questi limiti, numerose aziende, dalla Turchia ai Paesi Bassi, hanno brevettato giubbotti antiproiettile realizzati con materiali compositi e, in particolare, con fibre di canapa, resina e soluzioni enzimatiche. Il risultato è un giubbotto fino a 20 volte più leggero, ma ugualmente resistente, nonché antiradiazioni.