La birra alla canapa

 

 

Se in questo periodo di quarantena avete voglia di provare gusti e sensazioni nuove non resta che bervi una bella birra alla canapa: non contiene THC, se non come piccolissime parti. Infatti in Italia le birre con elevato THC sono illegali ed, in ogni caso, anche in moltissimi stati dove la cannabis a dosaggi elevati di THC è legale, le bibite che lo associano con l’alcool sono spesso vietate perché l’effetto psicoattivo è altissimo.

La birra alla canapa, legalissima in Italia, contiene però molti altri cannabinoidi naturali, non psicoattivi, come ad esempio il CBD che ha molti effetti benefici sul nostro corpo, tra i quali una particolare capacità rilassante.

La produzione della birra alla canapa non è molto diversa da quella di tante altre birre artigianali: semplicemente si basa sull’aggiunta infiorescenze, foglie (o in alcuni casi olio concentrato) di canapa durante il processo classico di fermentazione. La fermentazione per la produzione della birra prevede la trasformazione dell’amido contenuto nei chicchi di un cereale, solitamente l’orzo, in zuccheri, per ottenere la produzione di malto. Al malto viene poi aggiunto il lievito che da il via al processo vero e proprio di fermentazione e quindi alla produzione dell’alcool. Per la produzione di birre artigianali il luppolo viene aggiunto durante il processo di fermentazione per ottenere un particolare aroma gradevole. Il luppolo può essere considerato un cugino della canapa (sono entrambe piante della famiglia delle Cannabaceae): inoltre entrambi hanno importanti proprietà antibatteriche e favoriscono l’azione dei lieviti. Per questi motivi per ottenere una birra alla canapa è sufficiente sostituire il luppolo con infiorescenze e foglie di canapa o mescolarle al luppolo.

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